01-04-2014 - Notizie

Facciamo anche noi parte della tribù

Conversazioni. I giovani del Servizio Civile incontrano Fiamma Satta

 


PRIMA


Fiamma Satta, voce storica di Radio2 (coi programmi cult "Fabio e Fiamma" e "La trave nell'occhio", circa 1.800 puntate complessive), oggi seguitissima blogger che firma su La Gazzetta dello Sport la rubrica “Diversamente aff-abile, diario di un’invalida leggermente arrabbiata” e autrice del bestseller "Diario diversamente aff-abile" (Add edizioni), a Trento su invito dell'Ufficio Giovani e Servizio civile della Provincia autonoma di Trento ha incontrato mercoledì 26 marzo i giovani del Servizio civile, e in  serata il pubblico al Dipartimento di Lettere e Filosofia
in via Tommaso Gar. La serata, moderata dal giornalista Mauro Neri, è stata introdotta da Giampiero Girardi, direttore dell’Ufficio Giovani e Servizio civile della Provincia autonoma di Trento. Entrambi i momenti sono stati occasione di riflessione per cercare di capire che, insieme, è ancora possibile dare senso e contenuti veri a parole quali cittadinanza, consapevolezza, comunità.

Sono stati molti gli spunti e gli stimoli emersi nei due momenti. A rendere la narrazione ancora più coinvolgente è stato il racconto personale di episodi che hanno portato Fiamma Satta a fare della malattia e del lavoro una vera scelta di vita. “Perché sono qui? Perché sono una giornalista. Per 30 anni ho lavorato in radio poi sono stata colpita dalla sclerosi multipla. La mia malattia mi ha reso consapevole di quanta inciviltà c'è intorno a me: l'abile infatti non se ne rende conto, ma sguardi insofferenti, disattenzione, ogni piccola mancanza di attenzione crea disagi enormi. Ho deciso così che la mia malattia poteva essere trasformata in qualcosa di positivo: far scoprire il mondo degli incivili”.

E qualcosa è cambiato nei giovani che hanno partecipato alla formazione di Servizio civile e anche nel pubblico che ha avuto modo di ascoltare Fiamma Satta. Sì, perché come ha spiegato la nota giornalista nel momento in cui ci si avvicina a questo mondo, fatto di persone in difficoltà, lo sguardo è ampliato o, a dirla bene, “fai anche tu parte della tribù”. Per spiegarlo una definizione di disabilità, tratta dal libro di Valeria Parrella “Tempo di imparare”. Ad un bambino sano che chiede al papà di Arturo, il bambino malato, se Arturo è disabile, il papà di Arturo risponde: “Sì, è disabile, siamo una famiglia di disabili: è come i pellerossa, ne basta uno della tribù che prendono tutti gli stessi segni, io sono disabile, la mamma di Arturo è disabile, i nonni sono disabili, e anche il Botanico, vedi quel signore là che sta fumando fuori dal balcone? È un nostro caro amico, conosce Arturo da quando è nato, così, è disabile anche lui”.

DOPO

Dai non dirmi che non lo sapevi! Certo che lo sapevo, è talmente ovvio che un sorriso è importante, che salutare magari con una parola non di circostanza,  con garbo produce energia positiva, coinvolge chi offre e chi riceve in un’atmosfera più serena, più bella. Sicuro che sapevo che non bisogna gettare in terra fazzoletti sporchi o cartacce, che è cortesia aspettare e tenere la porta aperta per chi ci segue. Ovvio che è un dovere cedere il passo davanti all’ascensore agli anziani, ai disabili o che al supermercato non è bello superare chi fa la fila con te, pensandosi totalmente furbo (e non è importante specificare se chi aspetta con te sia normodotato come te o in difficoltà). E poi rispettare le concessioni dedicate ai disabili quando si parcheggia! Esistono evidentemente mille altre situazioni che potremmo classificare come “esempi chiari di civile consapevolezza” ma per iniziare possono bastare. Chiaro! Tutto questo è educazione o tu chiamala se vuoi civiltà!  Chiaro che non voglio e non posso credere che la società sia fatta solo per i più sani i più belli, ma che assolutamente tutti siamo importanti dentro i suoi mille episodi quotidiani, che la vanità del lifting produce solo ipocrisie, che dentro le rughe si nascondono saggezze e valori costruiti faticosamente lungo tutto il cammino di una vita intera. La vita non è un asettico ripetibile videogame. Continuiamo? No, chiaro lo sapevo!
Ma poi, meditando attentamente su quanto avevo sentito, su tutto quanto aveva raccontato Fiamma Satta nell’incontro di formazione dedicato ai giovani del Servizio Civile, no ad essere sincero di tanto certezza non ne ero poi davvero sicuro. Non che mi sia mai comportato totalmente da incivile, diseducato alle necessità del prossimo, magari disabile, ma guardare la società da un altro punto d’osservazione, utilizzando quella lente d’ingrandimento che mi porgeva l’ex conduttrice della rubrica radiofonica “Fabio e Fiamma”, da questo punto di vista mi cambiava totalmente la prospettiva.
A volte infatti non ci accorgiamo dei privilegi, dei talenti che ci sono stati dati e di cui dovremmo fare diversamente tesoro. Lavarsi le mani, scendere tre gradini, percorrere un viale nel parco, ghiaino piccole radici che sporgono dal terreno, il prato verde che mi emoziona e che mi fa pensare alle vacanze del 1997. Un piccolissimo tratto di strada in discesa o salita (dipende tutto e sempre da come si affronta la situazione). Tutte operazioni gesti apparentemente banali … per me, un normodotato, ma per un disabile? Meglio, per una persona in difficoltà (perché le difficoltà possono assumere forme e situazioni diverse, come quelle di un adolescente che cerca con difficoltà la sua di strada …)? A volte non ci pensi, si è distratti dai ritmi frenetici della vita, stritolati dalla pubblicità, nella quale siamo immersi comunque, ma fermandosi solo un attimo a riflettere, intorno a noi nonostante tutto vi è ancora moltissima inciviltà, disattenzione per il prossimo, peggio se questo prossimo assume le sembianze del disabile.
Un elenco lunghissimo, che può partire indifferentemente dall’accesso impraticabile ad un museo (quanti ostacoli insormontabili) passare dall’assenza di un bagno attrezzato per le proprie necessità per giungere infine al desiderio di vedere il mondo seduto comodamente dal finestrino di un treno.
Sicuro che sono civile, che ho la certezza d’essere educato ed attento al prossimo. Ma allora perché ho paura ad affrontare il test° che “certifica” se sono abilione o abiliota?* 

Quesiti semplici, senza possibilità di risposte multiple, situazioni che ho vissuto mille volte senza riflessione, applicando spesso quel chissenefrega inconsapevole e devastante.

No, saltando il test preferisco pensarmi abiliota incivile per distrazione, quella distrazione che tento di oltrepassare di affinare nelle sue manifestazioni quotidiane facendo tesoro delle riflessioni che ho appena sentito, che devo necessariamente metabolizzare, che voglio fare mie per sentirmi più civile, sempre e comunque. Perché l’inciviltà non si manifesta solamente con la disattenzione alla disabilità.
L’inciviltà si manifesta, si annida nel pressappochismo nella fretta nell’abuso delle parole e nel non sentirsi parte di una stessa condizione. Unicità che nello scambio di idee e rispetto producono un mondo di energia, un tesoro di nuove risorse.
Ancora un flash della conversazione di Fiamma, sarà ma adesso la sento totalmente amica mia. “ … tutto ciò che doni sarà tuo per sempre mentre tutto quanto trattieni l’avrai perduto irrimediabilmente …”. Ma potremmo dire anche fai agli altri tutto ciò che dagli altri vorresti fosse fatto a te. Condividere, spendere e donare il proprio tempo per gli altri. Senza azioni da supereroe, con la consapevolezza che il tempo di imparare non deve terminare, o prendersi pause, mai. Con più attenzione ogni giorno. Dai non dirmi che non lo sapevi! Certo però adesso ne sono un pochino più consapevole.

°     Chi vuole provarci può visitare il blog di Fiamma Satta
  http://diversamenteaff-abile.gazzetta.it/2014/02/02/buon-compleanno-blog-50-sfumature-di-incivilta/

 *     Riassunto dal Blog:
Un abilione  è una persona piena di superficialità, indifferenza, certo della sua superiore "normalità" incapace di vedere, specie col cuore che rifiuta a priori gli altri per il proprio tornaconto, incapace di vedere, di capire, di aprirsi ai problemi altrui.
Un abiliota
è una persona disattenta, che spesso dimentica le “buone maniere” capace anche di produrre danni ma che messo davanti alle proprie responsabilità riflette e cerca di porre rimedio alle sue inciviltà.

Scritto da Ufficio Esserci | Articolo postato il 01-04-2014

    

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